Scream VI è ora disponibile su Netflix
Scream VI offre interessanti spunti di riflessione sul franchise. Innanzitutto, evidenzia che Scre4m è stato un errore di percorso più legato alla sua realizzazione piuttosto che all’idea principale, di cui è possibile recuperare elementi positivi. Inoltre, Scream, il quinto capitolo, è apparso piuttosto come un abbozzo per riprendere la saga, presentando diversi problemi: sebbene mostrasse le abilità dei Radio Silence nell’ambito degli slasher, risultava comunque confuso, incerto sul proprio percorso e sull’onore da rendere alle celebri prime tre pellicole. Infine, è evidente che Scream ha evoluto il proprio profilo, non essendo più esclusivamente un meta-horror che ironizza sul genere e le sue leggi, ma trasformandosi in una saga meta-cinematografica che commenta anche le dinamiche dell’industria cinematografica.
Scream VI e le dinamiche del franchise
Un chiaro esempio di questo ampliamento di portata si ritrova già in Scream, evidenziato attraverso discorsi sui requel che vengono descritti come una forma più rispettosa per rilanciare un’idea. Tali discussioni, una costante sin dalla prima pellicola di Scream, si aggirano tra satira e auto-riflessione, con la seconda che acquista una dimensione predominante in Scream VI. I tradizionali dibattiti su come operano gli horror e i loro sequel vengono sostituiti da una critica diretta verso i franchise e i cineuniversi, che seguono regole pressoché diverse rispetto a quelle delle trilogie tradizionali.
Il focus su temi contemporanei
Nella sostanza, Scream VI attinge da tutto ciò che è accaduto nei vari universi cinematografici, come il Marvel Cinematic Universe e il DCEU, smascherando le sue contraddizioni. Si ironizza sul fatto che, nei cineuniversi, non esiste più neppure la cosiddetta “plot armor” — se nei film horror classici gli archetipi morivano in determinati ruoli, nei moderni franchise chiunque, anche i protagonisti, può incontrare la morte. La pellicola prepara il pubblico a eventi drammatici, ribadendo che Scream (il quinto) ha ampliato le scommesse introducendo la perdita di personaggi storici.
Il personaggio della protagonista
Una conseguenza significativa di questa libertà narrativa è la reintroduzione di una protagonista piuttosto inconcludente come Melissa Barrera. Scream VI stabilisce sin da subito che, per fortuna, potrebbe trattarsi di una delle vittime; una scelta che permette di esplorare nuovi orizzonti. A differenza di Neve Campbell, Barrera appare meno incisiva, e il film decide saggiamente di farle spazio nei momenti di minor impatto, puntando verso un approccio più corale.
Un protagonista in ascesa
Il ruolo di Jenna Ortega si erge a sostegno per la regia dei Radio Silence, offrendo intensità e carisma che superano notevolmente quelli di Barrera. Anche le dinamiche amorose attorno a Ortega evidenziano una maturazione della scrittura, con attenzione verso possibili drammatiche perdite, mentre alla sua sorella viene assegnato un personaggio più superficiale.
Scream VI e la violenza conceptuale
Un altro aspetto di rilievo è il trattamento della violenza. Con il cambio generazionale dei registi, Scream VI segna un cambio epocale rispetto ai capitoli precedenti, riprendendo il filone della violenza esplicita e portando alla luce scene di omicidi innovative mai viste prima nel franchise. La pellicola si muove agili tra il sangue e l’emotività, regalando momenti memorabili, come la famosa scena nella metropolitana. Questo dimostra che il franchise di Scream ha ancora molto da offrire, consolidando la propria presenza nel panorama horror contemporaneo.