In “The Menu”, un film horror diretto da Mark Mylod, si assiste a uno svolgimento enigmatico e a un finale intensamente discusso. Nel cast principale troviamo Ralph Fiennes nei panni dello chef Julian Slowik, Nicholas Hoult e Anya Taylor-Joy, che interpretano rispettivamente Tyler e Margot. Il film prende vita all’interno dell’esclusivo ristorante Hawthorn, dove gli ospiti, dopo aver pagato la cifra di 1.250 dollari ciascuno, si aspettano un’esperienza culinaria senza precedenti. Quello che scoprono è molto più sinistro e perturbante.

Il culmine e i temi esplorati

Il climax del film vede l’insolito chef Slowik orchestrare un evento catastrofico nel quale, dopo un crescendo di tensione e rivelazioni sinistre portata dopo portata, decide di bruciare il ristorante, intrappolandovi tutti gli ospiti, ad eccezione di Margot. L’intento di Slowik è chiaro: punire i suoi ospiti per il loro contributo alla pretenziosità e al consumismo elitario che affliggono l’industria culinaria, distruggendo il vero piacere della cucina. Slowik si trasforma, così, da stimato chef a spietato giustiziere, impegnato a impartire una lezione mortale di umiltà e impotenza.

Il suicidio di Tyler e il significato del cheeseburger

Nel corso del film, la figura di Tyler si rivela cruciale per comprendere il drammatico epilogo. Desideroso di guadagnare l’approvazione di Slowik, Tyler viene messo alla prova dallo chef, che lo invita a cucinare un piatto di agnello. Il risultato fallimentare porta Tyler a una fine tragica; si impicca con la sua cravatta dopo un sussurro misterioso dello chef. Il gesto finale di Tyler, un cheeseburger ordinato da Margot, simboleggia un ritorno alle origini per Slowik, rievocando il periodo in cui trovava ancora gioia nella semplicità della cucina, un tentativo di riconnettersi con l’autenticità perduta della sua arte culinaria.

Cast Principale e Ospiti Rappresentativi del Film

– Ralph Fiennes come Chef Julian Slowik
– Nicholas Hoult come Tyler
– Anya Taylor-Joy come Margot

Il finale di “The Menu” lascia quindi gli spettatori con una riflessione amara sulla cultura della ricchezza e del privilegio, ma anche con una spruzzata di speranza nel potenziale redentivo dell’autenticità e della semplicità.